Julius Hertzfeld si è guardato allo specchio stamattina. Attorno alla bocca poche rughe. Occhi forti e sinceri che possono reggere lo sguardo di chiunque. Labbra piene e cordiali. La testa coperta di riccioli neri e ribelli che si stanno appena ingrigendo sulle basette. Il corpo senza un’oncia di grasso. Insomma, lo specchio gli ha detto che è ancora lui: Julius Hertzfeld, brillante professore di psichiatria presso l’università della California, terapeuta dal caldo sorriso e dalla solida reputazione, uomo prestante che non ha affatto l’aria del sessantacinquenne cui è stato appena comunicato, con fredda e brutale sincerità, che ha poco più di un anno di vita. Un anno, anzi, di “buona salute”, come ha detto con amara ironia Bob, l’amico dermatologo, almeno finché il melanoma non si manifesterà in altre parti del corpo. Lo psichiatra continuerà ad occuparsi dei suoi pazienti, cercando di ridestare il sentimento della vita dentro di loro. Un ex paziente Philip Slate, filosofo ed arrogante ricorrendo al pensatore che egli considera il suo guru personale, il suo alter ego: Arthur Schopenhauer, gli proporrà la “cura Schopenhauer” che inizierà a mostrare i suoi effetti. La cura Schopenhauer segna il debutto in Italia di Irvin D. Yalom, uno scrittore che “illumina con eleganza le ossessioni dell’esistenza contemporanea” (Washington Post).
[da “La cura Schopenhauer” di Irvin D. Yalom]
Cristiana Belloli, Corinna Rigoni
dermatologhe, Milano