Nella nostra pratica clinica siamo soliti incontrare frequentemente pazienti con unghie incarnite. Differenti sono i gradi di incarnimento, ma generalmente coinvolgono sempre i margini laterali della lamina ungueale. Il paziente medio affetto da unghie incarnite e’ un giovane adulto di sesso maschile.
Quando l’incarnimento conivolge invece il margine prossimale della lamina ungueale si parla di retronichia. E’ un evento piu’ raro che coinvolge prevalentemente il sesso femminile e molto spesso non e’ riconosciuto, causando un ritardo diagnostico. Anche questo, come l’incarnimento laterale, affligge soprattutto l’alluce.

La retronichia e’ spesso causata da un trauma minore e ripetuto: un trauma che crea un arresto piu’ o meno totale dell’attivita’ della matrice ungueale. Da cio’ ne deriva una onicomadesi, ovvero una fissura trasversale della lamina ungueale che pero’, a causa del perpetuarsi del trauma, non riesce ad avanzare fino ad autoeliminarsi ma rimane intrappolata nei tessuti ungueali.
L’unghia nuova che vorrebbe cresere incontra quindi l’ostacolo della vecchia lamina e si blocca prossimalmente. L’unghia nuova, infatti, non e’ abbastanza forte e dura da spingere distalmente l’unghia vecchia. I tessuti ungueali a questo punto si infiammano causando danni di varia gravita’: da una semplice perionissi alla formazione di tessuto di granulazione. L’essudato infiammatorio che si forma sotto la lamina ungueale dona alla stessa il tipico aspetto giallastro (xantonichia) che caratterizza questa patologia. Un altro tipico segno e’ l’assenza della cuticola, fenomeno che perpetua la perionissi, che da inizialmente acuta diventa cronica.

Come risolvere questo fastidioso problema? Sicuramente cercando di capire da cosa e’ causato (spesso da calzature scorrette o una attivita’ sportiva ricorrente), ma anche educando il paziente a non ripetere l’errore analizzando sia il suo modo di camminare sia il suo tipo di piede, fuori e dentro le scarpe. Le norme comportamentali sono, infatti, mandatorie in questo tipo di problema.

Come terapia la chirurgia volta a rimuovere tutte le lamine (a volte sono piu’ di due) e’ sicuramente risolutiva ma, in quei pazienti che la rifiutano, i topici steroidei sono una valida alternativa, in particolare il clobetasolo 0.05% in crema applicato la sera in occlusione.
Le forme lievi rispondono meglio ai topici delle forme avanzate, ma se dopo 10 settimane non c’e’ risposta alla terapia allora e’ bene ricorrere alla chirurgia. Le recidive sono comunque possibili e sono state stimate attorno al 20%.

Matilde Iorizzo
Dermatologa, Lugano/Bellinzona (Svizzera)