D.D.I., Donne Dermatologhe Italia, è l’Associazione delle Dermatologhe Italiane, istituzionalizzata nel giugno 2003, ma in realtà sorta come una “lobby rosa” nel 1999.

Questo gruppo è nato dall’esigenza di avere tra le colleghe una rete più stretta di informazione, di collegamento e di aggiornamento che fosse comune dal nord al sud della nostra penisola, con la finalità di valorizzare l’attività dermatologica specialistica “al femminile” in campo medico, scientifico e culturale.

Benché in Italia esista in generale una certa resistenza all’emancipazione femminile sociale, lavorativa e politica, rispetto ai paesi anglosassoni o nordici, riconosciamo che la disparità è ulteriormente demarcata da crescite culturali e sociali estremamente differenti per realtà e tradizioni storiche regionali.

L’esigenza di sostenere una rappresentanza specificamente femminile nella disciplina dermatologica, ci ha portate ad affrontare un impegno che trascende le esclusive competenze medico-specialistiche, per avvicinare un pubblico, soprattutto quello delle donne, sempre più partecipe, attento e interessato alla salute, all’estetica, alla prevenzione, ma anche a tutte le problematiche sociali e culturali correlate a queste tematiche.

La scelta di operare attraverso un’istituzione costituita da donne sembra anacronistica, ma l’emancipazione femminile non sempre segue il progresso sociale.

La nascita del D.D.I. è da ascriversi a diverse motivazioni, ma soprattutto è legata alla positiva esigenza di crescita che vede coinvolte le libere professioniste di questa disciplina, le ospedaliere, le ambulatoriali, le universitarie, le ricercatrici, le specializzande, consentendo di mettere a confronto ed elaborare le differenti esperienze professionali e ottimizzare il rapporto reciproco di conoscenza.

Tra gli scopi del D.D.I., quale affiliazione pienamente apartitica, vi è quella di sostenere lo spirito umanitario che ognuna di noi, prima come medico e poi come specialista, deve esercitare. Il percorso da attuare è difficile, come attesta il fatto che i Nobel assegnati a scienziate nel corso del secolo scorso siano stati solo undici e l’osservazione che il numero di donne a cui vengono affidati i ruoli di rilievo nella ricerca e nelle istituzioni sia ancora molto esiguo. Realtà calcolata da due valenti biologhe svedesi che hanno accertato il fatto che, per ottenere promozioni pari ad un ricercatore, una ricercatrice deve essere 2,6 volte più brava. O come emerso da una nostra ricerca, dove sì una dermatologa viene preferita in quanto tale, ma deve essere anche due volte più competente di un collega uomo.

Corinna Rigoni
Presidente Fondatore

DDI, fondata nel 2003, è l’Associazione Donne Dermatologhe Italia, nata dall’esigenza di creare tra le colleghe una stretta rete di collegamento, di informazione e di aggiornamento volta a valorizzare l’attività dermatologica specialistica “al femminile” in campo medico, scientifico e culturale.

Le Donne Dermatologhe da oltre 10 anni, come affiliazione pienamente apartitica, promuovono la divulgazione scientifica con convegni, riunioni, campagne e pubblicazioni su tutta la penisola.

Tra gli scopi delle DDI vi è anche quello di sostenere lo spirito umanitario che ognuna di noi, prima come donna, poi come medico specialista, deve esercitare.

La nostra attività, lungi dal confinare l’universo femminile in uno spazio autoreferenziale, cresce e si sviluppa nel costante confronto tra il mondo della ricerca, della produzione di settore e delle esigenze dei pazienti e del pubblico.

Nelle scienze biomediche è ormai accettato il concetto che esistano differenze di genere; è nata così la Dermatologia di genere e si afferma un nuovo approccio medico con la finalità di curare e comprendere la malattia in relazione ai differenti ruoli sociali, culturali ed economici determinati dal “genere”. La scelta di rispondere insieme, attraverso un’associazione di donne dedicata alle donne, alla crescente domanda di informazione, solidarietà e scambio culturale che il pubblico tutto ci rivolge, è una sfida che ci anima e ci arricchisce.

Dal 2014 l’Associazione è membro della ILDS (International League of Dermatologic Societies).

PRESIDENTI
Corinna Rigoni
Annalisa Barba
Gabriella Fabbrocini
Antonella Tosti

SEGRETARIO GENERALE
Alessandra Maria Cantù

COORDINATRICI NAZIONALI
Cristiana Belloli
Adriana Ciuffreda

TESORIERI
Sabine Pabisch
Alessandra Maria Cantù

CONSIGLIO DIRETTIVO
Annalisa Barba
Cristiana Belloli
Alessandra Maria Cantù
Adriana Ciuffreda
Gabriella Fabbroncini
Angela Maria Ferraris
Maria Pia De Padova
Sabine Pabisch
Corinna Rigoni
Renata Strumia
Aurora Tedeschi
Antonella Tosti

COMITATO SCIENTIFICO
Antonina Agolzer
Laura Atzori
Magda Belmontesi
Marina Bertazzoni
Annalisa Bettin
Maria Rita Bongiorno
Fortina Belloni
Lucia Brambilla
Valeria Brazzelli
Norma Cameli
Rossana Capezzera
Cristiana Colonna
Anna Chiara Corazzol Serafinella
Patrizia Cannavò
Sandra Curia
Federica Dall’Olio
Clara De Simone
Anna Di Landro
Silvia Ferrucci
Piera Fileccia
Patrizia Forgione
Caterina Foti
Nicoletta Frasca
Antonia Galluccio
Maria Rosa Gaviglio
Ilaria Ghersetich
Marcella Guarrera
Caterina Longo
Giuseppina Mazzola
Mirella Milioto
Simona Muratori
Iria Neri
Manuela Papini
Maria Antonia Pata
Aurora Parodi
Ketty Peris
Roberta Piccinno
Bianca Maria Pieraccini
Concetta Potenza
Pucci Romano
Nadia Russo
Donatella Schena
Adele Sparavigna
Lucia Villa
Colombina Vincenzi
Iris Zalaudek
Cristina Zane

MENTOR
Steve Katz – Washington DC
Luigi Valenzano – Roma

ASSOCIAZIONE DONNE DERMATOLOGHE ITALIA
PIAZZA REPUBBLICA, 1/A
20121 Milano
Tel: 02-29001996
Fax: 02-29002538

www.donnedermatologhe.it

Una visione (personale?) delle donne

Credo che la definizione di universo femminile sia quella che più si avvicina alla categoria delle donne, data l’infinita sfaccettatura che le caratterizza. Ed è soltanto con l’esperienza che si riesce, da parte del mondo maschile, a comprendere gli infiniti lati del carattere tipicamente femminile, le modalità di ragionamento, i comportamenti prevedibili e (apparentemente?) imprevedibili, in un’ operazione di decodifica continua degli atteggiamenti, delle parole dette e non dette, dei gesti involontari o voluti, degli sguardi, appassionante gioco di abilità che può avere come premio la conquista in senso lato di chi si ha di fronte, in ambito quotidiano familiare, sentimentale, lavorativo. Conquista non intesa come atteggiamento maschilista, poiché essa ha molto spesso soltanto lo scopo di porre sullo stesso piano due soggetti che, a mio parere, devono esserlo, potenzialmente e realmente, in qualunque contesto della vita. Anche con l’obiettivo di conoscere più a fondo l’animo di chi ci circonda, che poi si traduce in una maggiore conoscenza di se stessi, o almeno di quella parte femminile di ogni maschio, rappresentata quanto meno dal sentimento di accoglienza e sensibilità che ognuno deve essere capace di esprimere. E’ intrigante l’interpretazione dello sguardo femminile a cui prima accennavo, che spesso dice molto più delle parole, e che può svelare quanto lei, in realtà, voglia dire o non dire, dato che certamente le inflessioni degli occhi sono più indicative del significato delle parole che pure le accompagnano.

Il tipo di donna con cui preferisco parlare e condividere del tempo, nella vita sociale, è quella di intuito immediato, spontanea, amante della musica e della natura e non della TV o dei salotti, sportiva quanto basta, collaborativa ed appassionata del proprio lavoro. Sono allergico, nella vita, alle calcolatrici subdole, alle radical chic, a quelle maldestramente rifatte ed alle – ormai per fortuna in estinzione – femministe rabbiose, tutte essendo espressione di scarsa disponibilità verso gli altri.

Tra le fortune di ogni uomo è compresa quella di avere o aver avuto una madre intelligente. In questo, mi considero molto fortunato nell’aver vissuto una madre amorevolmente dedita, severa quanto bastava, permissiva allo stesso grado, osservatrice da lontano, accanto ad un padre decisionista, presente in ogni necessità, gran lavoratore ma anche amante del divertimento e del mondo vicino e lontano. Complementari l’uno dell’altra, hanno rappresentato un esempio completo di vita e di sentimenti, senza invadere mai la vita e le scelte dei figli. Mi stupisce perciò il confronto con quanto accade sempre più spesso oggi nella nostra vita professionale, durante consulenze alle quali donne accompagnano figli ormai adulti e silenziosi, parlando e raccontando al loro posto, in un’espressione di dinamiche familiari che tradiscono un’incapacità educativa e una dipendenza ricercata, solo apparentemente rassicurante.

Oggi, il mondo che conta va in modo progressivo verso il femminile, anche se non sempre si accompagnano alle figure emergenti le caratteristiche ritenute proverbialmente femminili come empatia, pazienza, comprensione, altruismo. L’ambiente medico, ormai più che femminile, da quello degli studenti a quello degli specializzandi e delle successive posizioni apicali, è invece fortunatamente popolato di donne con tratti caratteriali decisamente positivi. Analogamente, nel mondo delle aziende a noi più vicine, i vertici sono ormai raggiunti e scelti sempre più spesso tra le donne, con una dedizione al lavoro, capacità organizzativa e spirito d’iniziativa che, in molti settori, è significativamente superiore a quello dei pari livello di sesso maschile.

Infine, si vocifera che molte delle donne che gli uomini incontrano ogni giorno desiderano soltanto essere comprese, sorprese o prese. Trattandosi di aspetti che, in fondo, sono più di generazioni diverse dalla mia, lascio la soluzione ad altri e mi ritiro nel mio universo costruito su misura e felice.

Fabio Ayala
Dermatologo, Napoli/Milano

Il valore dell’intelligenza

La mia non vuole essere una delle solite retoriche di genere sulle donne ed in particolare sulle donne medico/dermatologhe, come fanno i politici per accaparrarsi voti e consensi.

Io non voglio spendere molte parole sulle solite affermazioni scontate che le donne, pur essendo in numero maggiore rispetto agli uomini in campo sanitario, hanno pochi posti di rilievo e poco potere decisionale o guadagnano meno. Troppo spesso ormai si legge e si sente che le donne medico sono un valore aggiunto ed un pilastro della sanità, che il merito non deve fare distinzioni di genere, che la sensibilità è innata nel sesso femminile per poi agire diversamente o farne solo degli spots di modernità di pensiero.

Per quanto mi riguarda, se parliamo di aspetti lavorativi, non credo di avere mai privilegiato una persona in base al sesso, ma di avere cercato di dare valore all’intelligenza e all’impegno lavorativo e umano. Il che vuol dire, quando questo è possibile, cercare di scegliere collaboratori/trici o colleghi/e che hanno empatia e abilità diagnostica e terapeutica con i pazienti, adeguata capacità di trasmettere nozioni e consigli a studenti e specializzandi, fervida ideazione e applicazione nella ricerca scientifica, buone relazioni con i colleghi. Che si riesca o meno ad applicare questi principi, il genere dovrebbe essere indipendente e questi principi ispiratori dovrebbero essere neutrali al genere, pur tenendo in considerazione e rispettando le ovvie differenze antropologiche. Semmai ci sono anche componenti di feeling individuale che nascono e non sempre possono essere spiegati razionalmente che ci portano a stare insieme a persone con cui ci troviamo a nostro agio, senza calcolare che siano uomini o donne. E’ vero che certe basi di valutazione e di comportamento risentono ancora di antiche radici societarie “maschili” o “maschiliste” non facili da cambiare (ancora più radicate ed evidenti ad esempio nelle società orientali ) ma la maschilizzazione di certi comportamenti femminili e la femminilizzazione di certi atteggiamenti maschili hanno contribuito a mischiare un poco le carte, almeno in occidente. E comunque come diceva una donna di valore “ le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di dimostrare nulla, se non la loro intelligenza”.

Franco Rongioletti
Dermatologo, Milano

Riconoscimento a DDI nell’ambito del 21° Congresso di Medicina Estetica Agorà a Milano

Durante il 21° Congresso di Medicina Estetica Agorà a Milano hanno riscosso notevole interesse le sessioni dedicate alla Dermatologia. In particolare la sessione di DDI ha trattato il tema “Acne giovanile e tardiva: stato dell’arte e risvolti estetici”. Durante la cerimonia ufficiale di inaugurazione il Presidente, Prof. Alberto Massirone, ha conferito un riconoscimento a DDI per la collaborazione scientifica e formativa ultradecennale svolta con il Congresso di Medicina Estetica.
Ha ritirato il premio la Dottoressa Adriana Ciuffreda (Dermatologa in Milano, facente parte del Consiglio Direttivo DDI).

Magda Belmontesi
Dermatologa Vigevano/Milano

Nella “pelle” di una donna…

«In piedi Signori davanti a una donna…»

William Shakespeare

Come tutti ben sappiamo, nella lunga storia dell’umanità la differenza di genere ha sempre costituito un elemento piuttosto sfavorevole per la donna, eterna vittima di discriminazioni culturali, religiose, sociali, economiche; di vessazioni, segregazioni, persecuzioni sia individuali che collettive; o addirittura, come purtroppo ancora oggi spesso accade, di inspiegabili e mostruosi femminicidi.

Fortunatamente nella società contemporanea, specie in quella occidentale, la donna è riuscita nella maggior parte dei casi a conquistare un elevato grado di dignità e indipendenza.

Un recente ed emblematico esempio fra tutti è quello della nostra astronauta Samantha Cristoforetti, che è riuscita letteralmente a sorvolare il “tetto di cristallo”, conquistando così un ruolo di appannaggio tradizionalmente solo maschile.

Tuttavia imprese di tale entità spesso generano un conflitto sia personale che sociale.

La donna infatti per raggiugere i suoi obiettivi, sempre più interpreta, o è costretta a interpretare, diversi ruoli contemporaneamente e tutti in maniera efficace: figlia, sorella, moglie, madre, amica, confidente, casalinga, ma anche operaia, commerciante, professionista, dirigente etc. Si suol dire in pratica che “gioca su due tavoli”, ovvero fa quasi tutto ciò che fa un uomo conservando comunque i ruoli e gli impegni squisitamente femminili.

Questo eterno conflitto femminile tra emancipazione e accudimento, di solito correlato ad un temperamento al contempo fragile e tenace, sensibile e determinato, disponibile e aggressivo, si manifesta anche nel suo sembiante, ovvero la sua pelle, sulla quale si possono cogliere peculiari espressioni più o meno marcate e persino veri e propri quadri clinici.

Talvolta però il proposito della donna di “fare del suo corpo ciò che vuole”, secondo i canoni di un trend molto attuale, si traduce in uno svilimento o peggio volgarizzazione della figura femminile, che diviene una creatura in perenne lotta contro il tempo, nell’utopica rincorsa di un’ideale di bellezza eteronoma, innaturalmente perfetta e come tale stravolgente e dannosa.

E allora ci chiediamo: siamo certi che queste nuove tendenze rappresentino una reale emancipazione o non siano piuttosto una paradossale inversione di marcia verso l’adesione ad un presunto modello di aspettativa maschile, rinunciando così alla possibilità di «essere l’altro»?

A questo punto ci sembra opportuno concludere questa breve riflessione con un sapiente messaggio tratto dal Talmud, testo millenario per certi versi di una sconvolgente modernità.

«State molto attenti a non far piangere una donna: poi Dio conta le sue lacrime!
La donna è uscita dalla costola dell’uomo,
non dai suoi piedi perché debba essere calpestata,
né dalla testa per essere superiore,
ma dal fianco per essere uguale…
un po’ più in basso del braccio per essere protetta
e dal lato del cuore per essere amata»

E così sempre più sia!

Luigi Valenzano
Dermatologo, Roma

Giulia Cosi
Formazione e Sviluppo delle Risorse Umane, Roma