Dopo la fase di remissione dell’incidenza della sifilide registrata negli anni ’80, si è avuto un suo progressivo ritorno; il fenomeno si è verificato in tutti i paesi occidentali e negli USA  dai primi anni del nuovo secolo con una ricomparsa dell’interessamento non solo dei genitali e della pelle, ma anche di altri organi come l’occhio.  Prima dell’avvento della terapia penicillinica l’interessamento di questo organo era considerato piuttosto raro, con una incidenza variabile  dal 4,6 al 9,3% , in genere tipico del periodo secondario, anche se la sifilide oculare può manifestarsi in ogni stadio.  Negli anni successivi si è avuta una progressiva riduzione fino all’1,4%, ma con la riemergenza della malattia sono significativamente  aumentati  anche i casi di sifilide oculare. Ogni soggetto dalla seconda alla settima decade di vita può essere interessato, senza una particolare predilezione. In una casistica del Nord America il sesso maschile e il soggetto di pelle nera è risultato maggiormente colpito. La sintomatologia è diversa e varia da una improvvisa visione sfuocata alla fotofobia, alla comparsa di scotomi, dolori oculari e ulcerazioni. Tutte le strutture dell’occhio possono essere interessate, dalla cornea al nervo ottico, per cui i segni clinici sono diversi anche se l’iridociclite risulta essere la manifestazione più frequente del periodo secondario. Oltre a questa, si possono avere la cheratite interstiziale, l’atrofia dell’iride, la sclerite, l’episclerite, al corioretinite, la vitrite, la papillite, la vasculite retinica, il distacco di retina, l’edema maculare, l’edema della papilla, la perineurite ottica, l’atrofia ottica e la necrosi acuta aggressiva. Il ritardo nel trattamento può portare ad una perdita permanente del visus associato ad altre sequele; la terapia è simile a quella della neurosifilide.  Spesso all’infezione da Treponema P. si associa la coinfezione da parte dell’HIV ; in una casistica tedesca 11 su 24 pazienti con sifilide oculare sono risultati  HiV + , dei quali 7  in precedenza ignoravano  la positività. La maggior parte di questo ultimo gruppo, ossia 6 pazienti, è risultato essere in un stadio precoce. I parametri clinici e di laboratorio non sono risultati diversi tra i due gruppi, eccetto  per la proteina C-reattiva (CPR), più alta nel gruppo degli HIV+. Abbiamo avuto occasione di diagnosticare un caso di corioretinite luetica in un giovane paziente di 24 aa., risultato coinfettato dall’HIV.  La manifestazione oculare era l’unica manifestazione della malattia, in particolare non vi erano lesioni nè genitali nè cutanee, e mal grado la terapia penicillinica endovena sia stata  protratta per 10 gg., il pz ha avuto delle gravi sequele con perdita quasi completa del visus dell’occhio dx. Concludendo, in ogni paziente con una uveite deve essere considerata nelle diagnosi differenziali la Sifilide oculare, specie se si associano un rash cutaneo o crisi di emicrania. Il ritardo nella diagnosi o nell’inizio della terapia può portare a gravi sequele, come si è verificato nel nostro giovane paziente.

Anna Di Landro
Dermatologa, Bergamo