Era il lontano Gennaio 2010, la partenza per un tour fotografico, in Burundi, tanto sospirata e auspicata, finalmente si concretizzava.
Da ben 2 anni pregavo un mio collega di lavoro, Giorgio, affinché mi portasse con lui, in uno dei suoi viaggi di solidarietà. Volevo ritrovare me stesso, recuperare serenità e gioia di vivere e lasciarmi alle spalle anni veramente difficili.
Il 2008 era stato per me un anno terribile, la scomparsa di Mamma Stefanina mi aveva distrutto. La vicinanza e il grande aiuto di Aurora hanno fortemente contribuito ad uscire da un incubo. Senza di lei sarebbe stata dura, molto dura. Partimmo da Genova, io, Giorgio e, a mia insaputa, al viaggio partecipò anche Don Pino, parroco di Cassine, nonché grande amico di Giorgio.

Arrivammo all’aeroporto di Bujumbura, una delegazione di Suore Benedettine della Provvidenza ci venne ad accogliere. Ci recammo presso una loro casa in quel di Bujumbura dove avremmo dovuto alloggiare per una settimana. La prima settimana fu per me impegnativa e faticosa, sia per le alte temperature, ma anche per i tanti spostamenti in strade dissestate e molto impervie, dove scattare fotografie diventava spesso una vera impresa. L’arrivo a Mabayi, altra Missione delle Suore Benedettine della Provvidenza, stravolse totalmente il mio tour fotografico, ma, ancora di più sconvolse e rivoluzionò totalmente la mia vita e quella di Aurora. L’incontro con Jacqueline e Raissa, fu insieme emozionante e devastante, non riuscii a trattenere le lacrime, per un attimo rividi la storia della mia vita, da quando ero bambino fino a quel momento imprevisto e mandato dal cielo. Per un interminabile istante ci guardammo negli occhi, i miei pieni di lacrime, i loro, intimoriti, curiosi, sorpresi ma immensamente belli, le abbracciai e le strinsi forte a me.
Chiesi a Suor Agrippina, cosa avessi potuto fare per occuparmi delle sorelline, mi spiegò che al mio ritorno in Italia avrei dovuto contattare la responsabile delle adozioni. Così feci. Seppi, anni dopo, da Suor Agrippina, che Jacqueline e Raissa il giorno del nostro incontro non dovevano entrare nella Missione, ma forse il Buon Dio aveva deciso diversamente, e così fu, fortunatamente.

Al mio ritorno in Italia, in un primo tempo, volevo tenere solo per me quanto accaduto, ma Aurora non poteva essere esclusa dalla mia gioia e dalla mia felicità, era giusto coinvolgerla e condividere le emozioni.
Organizzammo l’anno successivo un viaggio in Burundi, Aurora voleva conoscere ed abbracciare Jacqueline e Raissa, era ansiosa e curiosa di verificare quanto le avevo raccontato. Quando arrivammo a Mabayi, le bambine erano sorprese e incuriosite della presenza di Aurora, soprattutto Raissa, ma dopo pochi attimi si abbracciarono teneramente e da quel momento fu amore reciproco sempre più grande. Durante quel viaggio, Aurora conobbe prima Oba, fratello di Raissa e Jacqueline, e a Kaburantwa, altra Missione delle Suore Benedettine della Provvidenza, fece la conoscenza di due fratellini, Jean Marie e Cloude.
Anche a lei il Buon Dio concesse la gioia e la felicità della solidarietà e della carità, decidemmo che anche loro avrebbero fatto parte della nostra Famiglia. In due anni la nostra vita di coppia si era arricchita di 5 meravigliose Creature, eravamo molto felici e iniziammo a fare progetti per il loro futuro. Le Famiglie in Burundi sono molto numerose ognuna con 10, 12 bambini e le condizioni di vita sono molto disagiate, si fa veramente fatica a dare da mangiare a tutti i bambini, il tasso di mortalità infantile è molto alto e la vita media è attorno ai 45 anni.
Decidemmo di far costruire una nuova casa per la Famiglia di Raissa, Oba e Jacqueline, e in un secondo tempo per la Famiglia di Jean Marie e Cloude, questo avrebbe sicuramente migliorato le condizioni di vita, e così successe.
Tuttavia anche la Missione di Mabayi continuava ad accogliere orfani e bambini in forte difficoltà e si rendeva necessario cercare loro una sistemazione. Riuscimmo in breve tempo, con l’aiuto di tante persone, a raccogliere fondi per la costruzione di una struttura dove dare dignitosa dimora ai tanti bambini. Ora sono circa 50 i bambini e le bambine che vivono nella nuova casa. Al progetto di aiuto ai Bambini di Mabayi fu dato il nome di Shogomanga, che in Kirundi, lingua ufficiale Burundese, significa BUON CAMMINO.
Il nostro Cammino, di Aurora e mio, fino ad ora è stato ed è un meraviglioso cammino di solidarietà, amore reciproco e incondizionato.
Vedere crescere con gioia, serenità, allegria e in salute i Nostri Bambini e i tanti Bambini di Shogomanga, ci dona ogni giorno la voglia e la determinazione di continuare.

Ciò che doniamo è infinitamente poco rispetto a ciò che riceviamo in cambio. I tanti sorrisi, i tanti abbracci, i tanti GRAZIE che quotidianamente riceviamo, non hanno prezzo, e visto il contesto in cui viviamo noi Italiani e tanti Occidentali, spesso ci viene da chiedere, siamo veramente più civilizzati e culturalmente evoluti?
Tante, tantissime cose ci sarebbero da raccontare, belle e meno belle, ma il tempo è tiranno, abbiamo sempre poco tempo a disposizione, per pensare, per agire e per ascoltare.. 
“Un saggio Africano dice all’uomo Bianco: Tu sai cosa è il tempo, ma Io ho il tempo “
Dimenticavo… La nostra Famiglia oggi si è ulteriormente arricchita di 2 meravigliose Bambine, Dorothee e Nadine, se ci sarà occasione e se avrete voglia di saperne di più, Aurora ed io saremmo veramente felici di raccontarvi come è andata.
Shogomanga a tutti voi

Fulvio Gazzoli e Aurora Parodi
Dermatologi, Genova