Se qualcheduno di voi non riesce a smettere di fumare, se gli è stata diagnosticata una condizione di ipercoagulabilità o si trova più a suo agio nei climi freddi, oppure sul versante dermatologico, gli è stata diagnosticata una forma di psoriasi o gli sono state riscontrate delle cheratosi attiniche, forse uno dei suoi progenitori era un uomo di Neanderthal (1,2). In effetti i dati epidemiologici segnalano una maggiore incidenza della psoriasi e delle cheratosi attiniche nella popolazione caucasica, che è quella maggiormente diffusa in Europa e nelle popolazioni di origine europea (3,4,5). Da dove traggono origine queste differenze? Lo studio del DNA arcaico delle più antiche popolazioni europee e il suo confronto con gli europei attuali ci dà delle risposte sorprendenti (6). Il comune precursore di Homo sapiens e Homo neanderthalensis è Homo heidelbergensis. Circa 500.000 anni orsono gruppi di Homo heidelbergensis dall’Africa si spostarono progressivamente in Europa seguendo le mandrie di bestiame che la popolavano, ma dovettero progressivamente adattarsi al clima artico che caratterizzava l’Europa nell’era glaciale. L’Europa venne così popolata per circa 400.000 anni da queste popolazioni che si succedettero per circa 20.000 generazioni con precise caratteristiche morfologiche e antropometriche peculiari di quello che viene definito Homo neanderthalensis (7). Circa 180.000 anni orsono i Sapiens uscirono dall’Africa e raggiunsero il Medio Oriente, circa 120.000 anni orsono i Sapiens raggiunsero anche l’Estremo Oriente, ma non l’Europa popolata dai Neanderthal (8). Probabilmente l’ostacolo maggiore alla loro diffusione non furono gli sparuti Neanderthal che non ammontarono mai a più di 70.000 individui dispersi in tutta Europa, ma il clima glaciale dell’Europa. Tra 75.000 e 40.000 anni orsono nell’attuale Medio Oriente, si verificarono delle ibridazioni genetiche in conseguenza di accoppiamenti tra Sapiens provenienti dall’Africa e Neanderthal provenienti dall’Europa (9). I Sapiens più consistenti demograficamente, anche grazie alla loro maggiore efficienza nella caccia dopo la domesticazione del lupo, penetrarono in Europa circa 45.000 anni orsono e soppiantarono i Neanderthal nello spazio di circa 5.000 anni. Negli scambi genetici con i Neanderthal, verosimilmente acquisirono dei geni utili per sopravvivere nell’ambiente ostile europeo, quali la resistenza ad agenti patogeni, un più rapido arresto del sanguinamento in caso di ferite, un fototipo chiaro che consente di catturare meglio i raggi ultravioletti solari e prevenire il deficit di vitamina D: fondamentale per l’efficienza dell’apparato muscolo-scheletrico e del sistema immunitario (10). Ma i Neanderthal si sono davvero estinti? Circa il 20% del patrimonio genetico complessivo dei Neanderthal è presente nei geni degli Europei moderni e nel patrimonio genetico di ciascun europeo moderno è presente dall’1 al 4% di geni neandertaliani (7). Tra questi geni neandertaliani ve ne sono alcuni che sono collegati alla suscettibilità a sviluppare la psoriasi, patologia, come è noto, caratterizzata da una eccessivamente rapida produzione di cheratinociti, altri invece favoriscono l’insorgenza di cheratosi attiniche (4,11). Alcuni dei geni neandertaliani, trasmessi ai Sapiens, che erano vantaggiosi per l’adattamento iniziale all’ambiente primordiale europeo, si sono però poi rivelati svantaggiosi nel contesto dello stile di vita del mondo occidentale contemporaneo. Noi Europei moderni siamo debitori ai nostri progenitori Neanderthal dei geni che ci hanno permesso di adattarci al clima ostile dell’era glaciale in Europa, ma se vogliamo che questi geni vantaggiosi non ci si ritorcano contro dobbiamo adottare uno stile di vita più semplice e frugale come quello dei primi abitatori del nostro continente.

Gioachino Caresana
Dermatologo, Cremona