È noto che oggi il possesso di competenze digitali sia sempre più importante per un buon successo professionale in tutti gli ambiti.
Come decano, nato e vissuto nell’era del pallottoliere e con molta difficoltà osservatore dell’era digitale, ho la curiosità di vivere e di osservare con crescente stupore i febbrili cambiamenti della nostra cultura.
La storia va sempre avanti e per fortuna non torna indietro, perciò mi sono convinto che in futuro saranno indispensabili Medici preparati, competenti, ma anche esperti in ambito tecnologico. Ovvero, che sappiano adattare il loro sapere medico tradizionale con l’evoluzione digitale e con tutte le altre novità che questa comporta. In parole povere che sappiano confrontarsi con le ICT (Information and Comunication Technology), lavorando in sinergia con esse.

Le innovazioni tecnologiche non vanno però intese come risorse alternative a quelle del Medico, bensì come dei potenziatori delle sue capacità.
Perciò il Medico, oltre che gestore della clinica, dovrà diventare anche un cultore delle tecnologie digitali e un manager delle innovazioni della salute pubblica.
A questo proposito, negli ultimi tempi, l’Italia viene spesso criticata per il ritardo nella diffusione della banda larga e della tecnologia 5G, ossia di un ulteriore miglioramento della connettività per quanto riguarda la velocità e la potenza. Come sappiamo il 5G è l’ultima tecnologia di rete mobile che ha superato le precedenti 2G, 3G e 4G, seppur fra grandi timori e fumose incertezze. Secondo alcuni, queste tecnologie di nuova generazione potrebbero infatti creare problemi per la salute pubblica: le onde elettromagnetiche emesse con il 5G rappresenterebbero una potenziale causa di malattie, mutazioni genetiche e persino neoplasie; altri invece ritengono che possano essere una vera rivoluzione nelle nostre abitudini e nell’ambiente in cui viviamo; ma tutto ciò non è stato scientificamente dimostrato per cui la questione resta ancora aperta.

Senza entrare nelle specifiche caratteristiche di questa quinta generazione di telecomunicazioni, per quanto riguarda le prestazioni, gli ambiti applicativi e le diverse tecnologie, possiamo comunque ottimisticamente ritenere che rappresentino un passo avanti nella scienza e probabilmente un ulteriore incentivo per il futuro della nostra attività professionale.
E quindi, in attesa che ciò si realizzi, possiamo certamente sostenere che il Dermatologo sarà sempre più condizionato dall’innovazione e dalla ricerca in ambito tecnologico e che in particolare il suo identikit scaturirà dalla sommatoria di competenze pre-cliniche e cliniche, tecnologiche e informatiche, ma anche relazionali e di sistema.
Ai posteri l’ardua sentenza!

 

Luigi Valenzano
Dermatologo, Roma