Da alcuni anni, grazie ad un nuovo strumento senza cavi e senza contatti elettrici (utilizza il quarto strato della materia, il “plasma”, formando un piccolo arco elettrico simile ad un minuscolo fulmine dovuto alla ionizzazione dei gas contenuti nell’aria), è possibile trattare la ptosi palpebrale o blefarocalasi senza bisturi. I tessuti trattati sublimano evitando così di comunicare alle zone circostanti quantità di calore indesiderata e nessuna dispersione di corrente verso il paziente e l’operatore. Lo strumento si presta a vari utilizzi nel campo della dermatologia e chirurgia plastica, ma il maggior successo è stato riscosso dalla tecnica di blefaroplastica definita “non ablativa” in quanto effettuata senza anestesia infiltrativa, senza incisione, senza asportare cute in eccesso, nè modificare il muscolo orbicolare, evitando così i punti di sutura, il disagio al paziente e la riduzione del rischio professionale chirurgico.
L’intervento si effettua eliminando i corneociti per sublimazione (passaggio diretto dallo stato solido a quello gassoso). Si interviene mediante piccoli spot ciascuno di 500 micron distanziati tra di loro per consentire, non appena terminata la seduta, la perfetta plasticità del movimento palpebrale. La lamina basale non viene interessata dal processo, nè è presente sanguinamento e necrosi. Ogni punto dovrà essere trattato con un solo spot per evitare il coinvolgimento dello strato papillare del derma. Si consiglia eseguire 4-5 sedute (a seconda del grado di lassità palpebrale) distanziate di circa 28 giorni. Viene applicato solo anestetico topico e disinfezione con benzalconio cloruro. Le procedure post intervento sono semplici e non richiedono medicazione occlusiva. Si applica un coprente specifico e si rinvia la paziente alla seduta successiva.
Marisa Praticò
Dermatologa, Torino