Ancora un suggerimento di cammino tra i culti millenari dedicati all’acqua ed alla luna, se per caso capitate in Sardegna, di una bellezza pura e sconcertante. In sardegna esistono circa 40 templi a pozzo del periodo nuragico, costruiti non per semplice approvvigionamento e raccolta dell’acqua, ma per misteriosi riti di purificazione e culto. Il più intrigante, per perfezione architettonica e per posizionamento astronomico è situato nel centro della Sardegna, nel comune di Paulilatino, a pochi chilometri dalla strada più trafficata della Sardegna, la famosa S.S.131 che collega Sassari e Cagliari, proprio in prossimità delle deviazioni per Oristano e per Nuoro (Fig 1). Prende il nome da una chiesa ed un villaggio cristiano del 1200 dedicato a Santa Cristina, che ancora si popola di fedeli nel mese di maggio per le novene dedicate alla Santa e nel mese di ottobre per festeggiare l’arcangelo Raffaele, popolarmente detto San Serafino. Queste festività corrispondono ai periodi di maggiore “attività” esoterica del pozzo nuragico, ovvero gli equinozi di primavera e d’autunno. Come una memoria popolare di una civiltà che ha lasciato poche tracce, ma essenziali ed affascinanti, che testimoniano una conoscenza profonda della natura umana e dell’universo. Secondo precise ricostruzioni astronomiche l’inclinazione dell’asse terrestre ai tempi dell’età del bronzo consentiva di vedere dalla Sardegna la stella Rigil O Alfa Centauri, con la quale la scalinata di ingresso al pozzo risulta allineata. L’orientamento è tale che in corrispondenza degli equinozi la luce solare accede lungo la scalinata d’accesso ed illumina il fondo del pozzo, come se accompagnasse la discesa verso la fonte sacra. Il fascino della scalinata triangolare perfetta che si restinge verso il buio del pozzo vero e proprio è aumentato dalla simmetria dei gradini sopra di noi, nel soffitto, come se qualcosa o qualcuno potesse scendere in quel pozzo al contrario (Fig.2 A e B). Nonostante le modificazioni nel tempo e gli effetti del restauro, ogni 18 anni e 6 mesi (cosi detto numero d’oro lunare) alla fine di dicembre, inizio di gennaio, a mezzanotte la luna si specchia nel pozzo passando attraverso il foro perfettamente circolare che sovrasta la cupola del pozzo (Fig.3 A e B). Quando le condizioni di luce sono ottimali è possibile vedere la propria immagine riflessa nella sorgente come in uno specchio. Poi ancora L’apertura triangolare dell’ingresso “a ventaglio” al pozzo e circondata da un recinto sacro ellittico, ed il complesso in se visto dall’alto è stato descritto come la toppa per una chiave, ben visibile da grande distanza (Fig 4). Altre stranezze riguardano il particolare magnetismo di quest’area e temporanee alterazioni della forza di gravità, per cui piccoli oggetti, come le lattine continuano a rotolare anche in salita. Come potevano quei guerrieri vissuti nell’età del bronzo conoscere l’allineamento con l’astro dedicato a Diana Alfa Centauri, gli equinozi, avere una tale padronanza nell’arte dell’architettura e nella lavorazione del basalto? Nella sua tipologia costruttiva il tempio a pozzo prevede una sorgente d’acqua coperta da una camera sotterranea, come un nuraghe costruito sotto terra, in fondo al quale si trova il pozzo ed al quale si accede mediante la gradinata (Fig.5). La semplicità dell’idea non rende conto della difficoltà e della perfezione se non si aggiungono alcuni dettagli da chi di architettura se ne intende: i blocchi di pietra durissima (conci) sono perfettamente tagliati e levigati ed assemblati in modo da rispettare le leggi della distribuzione del peso applicata al triangolo. La scalinata è formata da 25 gradini ed il vano della scala presenta una volta realizzata come una scala al rovescio, elemento decorativo che giunge fino alla volta del pozzo. Fin dal basamento cilindrico, sul quale poggia la volta a tholos (falsa cupola) alta 7 metri, ogni elemento rientra rispetto al precedente della stessa distanza che sporge dall’asse. I filari concentrici sono assemblati in modo che dal decimo filare a salire rientrano della stessa distanza dal basamento ma aumentano esponenzialmente. Dal quindicesimo filare rastremano fino ad essere perpendicolari al livello dell’acqua dando in sezione forma di bottiglia. Infine la perfezione del foro centrale, unica fonte di illuminazione del pozzo ed appena visibile dal terreno sovrastante.

Il risultato di tanta complessità è la bellezza allo stato puro, che invita al raccoglimento ed alla contemplazione, senza distrazioni. Non sappiamo che tipo di riti si compissero, perché la civiltà nuragica non ha lasciato scritti e la tradizione orale si è persa. Facili le analogie tra il pozzo ed il grembo materno, l’acqua ed il liquido amniotico terrestre – l’assimilazione con l’utero della madre terra e l’orientamento verso i raggi lunari, che si spiega con le corrispondenze tra il ciclo dell’astro ed il ciclo mestruale femminile, che condiziona la fertilità di ogni essere vivente femminile. Forse già allora l’uomo preistorico si era reso conto che l’unione dei due elementi, quello maschile e quello femminile era condizione necessaria ma non sufficiente perché avvenga la fecondazione. Forse nei templi a pozzo venivano celebrati periodicamente riti collegati alla fertilità della Dea madre terrestre, esaltata particolarmente per intercessione della Luna, Dea madre celeste. Di fatto l’acqua e la luna erano le divinità più importanti per questa civiltà, insieme alla Dea mater. Propiziazione, fertilità, sono tra le richieste che ancora oggi vengono perpetuate dalle persone che si recano al pozzo, attraverso riti spontanei di una semplicità primordiale, che ricongiungono la nostra essenza allo spirito del mondo.

IL TEMPIO A POZZO DI SANTA CRISTINA

Dove: Paulilatino (Or), nel centro Sardegna
Eta’: IX- X a.C. (età del Bronzo)
Cultura: Nuragica; culti dedicati alla luna ed all’acqua
Tipologia del monumento: tempio a pozzo
Materiale: basalto

Laura Atzori
Dermatologa, Cagliari