COSA VUOL DIRE SHAMPOO?
Vi siete mai chieste da dove derivi la parola “shampoo”? Siamo portate a pensare che sia di origine inglese, in realtà deriva dell’Hindi, lingua in cui la parola “Chaanpo” è l’imperativo del verbo premere, perché in origine “fare uno shampoo” significava “fare un massaggio del cuoio capelluto”. E’ nei secoli successivi che, al concetto di massaggio, si aggiunge quello di detersione del cuoio capelluto, introdotto poi negli anni ’30 del secolo scorso anche nel nostro linguaggio comune. Quindi la storicità della parola shampoo nella nostra lingua è piuttosto recente, ha meno di 100 anni di vita!

COSA CONTIENE UNO SHAMPOO?
Gli shampoo di oggi sono in genere costituiti da sostanze lavanti, che possono avere un potere detergente maggiore (tensioattivi anionici) o minore (non-ionici), agenti condizionanti, che migliorano la pettinabilità post-lavaggio, additivi per garantire la stabilità della formula, conservanti per evitare la contaminazione microbica, eventualmente ingredienti specifici per shampoo destinati a specifici utilizzi (es: cheratolitici per scalpo con psoriasi, seboriducenti per dermatite seborroica) e profumazioni e colorazioni che rendano gradevole la pratica della detersione.

COSA RIMUOVE UNO SHAMPOO?
Quello che si accumula sul nostro cuoio capelluto viene chiamato sporco “self” e sporco “non self”. Il primo si riferisce a quello che lo scalpo fisiologicamente produce, come sebo e detriti cellulari derivanti dal turn over epidermico; quello “non-self” comprende l’insieme di micropolveri e nanoparticelle che derivano dall’inquinamento atmosferico e che a contatto col cuoio capelluto sono in grado di attivare lo stress ossidativo e l’infiammazione, oltre a turbare l’omeostasi del microbiota del cuoio capelluto.

IL SEBO VA RIMOSSO?
Una minore frequenza di lavaggio si traduce in un accumulo maggiore di sebo secreto. Il sebo inizia ad essere alterato chimicamente non appena raggiunge la superficie del cuoio capelluto; più lungo è il suo tempo di permanenza, maggiori sono queste modifiche. In particolare, il sebo modificato contiene acidi grassi liberi e lipidi ossidati, noti per essere irritanti per la pelle. Questo significa che, maggiore è il tempo di permanenza sullo scalpo, maggiore è la probabilità che la cute si irriti e si sviluppino o alimentino processi infiammatori.

LA FREQUENZA DEI LAVAGGI E’ IMPORTANTE?
In uno studio molto recente, la professoressa Tosti et al. hanno valutato i dati epidemiologici e controllati presenti in letteratura riguardo all’effetto della frequenza dei lavaggi sulle condizioni di capelli e cuoio capelluto, valutate da operatori esperti e da autotest; le conclusioni hanno evidenziato che un’alta frequenza di lavaggi è preferibile ad una minore sulla popolazione studiata, che una frequenza di lavaggi di 5-6 volte alla settimana permetteva di raggiungere il livello di soddisfazione dei pazienti e che il lavaggio quotidiano rispetto a quello settimanale portava a miglioramento di tutti i parametri considerati, senza compromettere il benessere dei fusti.

IL TIPO DI SHAMPOO E’ IMPORTANTE?
Scegliere lo shampoo giusto è importante per almeno 3 ragioni principali:

  1. L’infundibolo, la sezione più esterna del follicolo, ha delle caratteristiche uniche rispetto a istmo e bulbo (come per esempio l’assenza delle guaine epiteliali e la derivazione cellulare), che la rendono un’area di maggiore permeabilità; considerata l’alta concentrazione di cellule immunitarie in questa zona, il contatto dell’infundibolo con sostanze irritanti può attivare la risposta immunitaria e l’infiammazione, compromettendo l’omeostasi dell’intero follicolo.
  2. Lo strato più esterno del fusto, la cuticola, è costituita da strutture cheratinizzate aderenti che conferiscono al capello luminosità e morbidezza. Shampoo con pH troppo elevato o con tensioattivi eccessivamente aggressivi possono compromettere la compattezza della cuticola, aumentando la porosità del fusto, che apparirà opaco e ruvido al tatto.
  3. Il cuoio capelluto possiede un microbiota residente in uno stato di equilibrio che si gioca soprattutto tra 2 specie batteriche (Cutibacterium e Staphilococco) ed una micotica (Malassezia); l’utilizzo di shampoo con conservanti di vecchia generazione (che per definizione hanno lo scopo di eliminare qualunque specie microbica) può compromettere l’eubiosi del cuoio capelluto, favorendo colonizzazioni da parte di patogeni, potenziale causa di patologia tricologica. In base a queste considerazioni, ci sono delle caratteristiche che uno shampoo deve sempre avere, indipendentemente dalla specificità di utilizzo e dall’età del paziente:
    • Contenere conservanti di ultima generazione (l’acido lattico, per esempio, ottenuto dalla fermentazione batterica) o essere arricchiti di pre o post-biotici, che conservino l’eubiosi del cuoio capelluto;
    • Avere un pH debolmente acido, come quello del cuoio capelluto;
    • Possedere sostanze lavanti delicate;
    • Contenere attivi di alta qualità e dermatologicamente testati che non siano in grado di innescare la risposta immunitaria infundibolare e compromettere l’omeostasi del follicolo.

Scelto lo shampoo, resta fondamentale la messa in atto di una corretta routine igienica: i capelli vanno lavati tutti i giorni o, qualora non fosse possibile, non meno di 3 volte alla settimana.

E’ MEGLIO CONSIGLIARE UNO SHAMPOO SPECIFICO IN BASE ALL’ETA’?
Il cuoio capelluto di un bambino ha una barriera cutanea non ancora perfettamente competente, produce poco sebo ed ha un pH debolmente acido. La cute dello scalpo in età pediatrica è più vulnerabile rispetto all’ambiente esterno e può facilmente andare incontro a disidratazione, infiammazione, dermatiti. Uno shampoo per bambini dovrà quindi contenere tensioattivi delicati, rispettare il microbiota dello scalpo, riferirsi all’essenzialità formulativa (INCI breve), per ridurre il rischio di infiammazione, sensibilizzazione, disbiosi, non bruciare agli occhi e favorire l’integrità della barriera cutanea con sostanze idratanti e lenitive.
Durante la pubertà, per effetto dello stimolo degli ormoni sessuali, aumenta l’attività della ghiandola sebacea, con maggiore produzione di sebo, che può favorire l’infiammazione della cute o lo sviluppo di dermatite seborroica (DS). Lo shampoo adatto per questa età dovrà quindi ripristinare l’eubiosi cutanea, controllando la colonizzazione eventuale da parte della Malassezia restricta e degli Staphilococchi, controllare la secrezione sebacea e contenere attivi lenitivi che riducano l’infiammazione dello scalpo e ripristinino eventuali danni della barriera del cuoio capelluto.
Nei giovani adulti, ci sono due principali aspetti comuni tra i sessi: la tendenza, per motivi di diletto, sport o professione, all’esposizione non protetta dello scalpo al sole, e l’incremento dello stress psichico, che può favorire, via sostanza P, lo stress ossidativo del cuoio capelluto; uno shampoo dedicato a questa fascia d’età deve contenere pertanto attivi ad attività anti-ossidante e lenitiva, in particolare in momenti dell’anno in cui l’esposizione ambientale diventa maggiore. Negli uomini, considerata l’alta incidenza di alopecia androgenetica (AGA) e dermatite seborroica, gli shampoo possono contenere estratti botanici specifici che contrastino la miniaturizzazione e l’iperseborrea. Nelle donne, grande attenzione va ai fusti, che a quest’età subiscono le maggiori aggressioni estetiche legate all’abitudine a decolorazioni, permanenti, trattamenti liscianti, piastre, pieghe; per questo motivo, gli shampoo formulati per le donne adulte contengono ristrutturanti dei capelli, come proteine e amminoacidi, che possano contribuire a riparare e reidratare i fusti.
Dopo la menopausa, le drastiche fluttuazioni ormonali portano alla diminuzione del diametro dei capelli e del loro tasso di crescita, della percentuale di capelli in anagen e della densità dei capelli. Si verifica una perdita di compattezza della cuticola per riduzione della sua componente lipidica, con aumento della porosità del capello, disidratazione, perdita di luminosità e morbidezza dei fusti. C’è un aumento dello stress ossidativo accumulato a causa di fattori estrinseci («weathering and grooming») ed intrinseci, con rallentamento della proliferazione cellulare e accorciamento della fase anagen. Lo shampoo in questo caso dovrà contenere un’alta concentrazione di anti-ossidanti, riparatori dei fusti ed attivi stimolanti della fase anagen del capello.
Negli ultimi anni è stato introdotto un nuovo approccio allo studio della cute (e dello scalpo), quello INTERATTOMICO, secondo il quale la barriera cutanea non può più essere studiata come struttura ermetica che interagisce meccanicamente con l’esterno, ma va considerata come risultato dell’interazione tra caratteristiche geneticamente determinate, microbiota cutaneo ed esposomi, ovvero quell’insieme di fattori ambientali e comportamentali che posso modificare i processi biologici fisiologici della cute. Sulla base di questi nuovi concetti, è verosimile che gli shampoo di prossima generazione (come la terapia tricologica in genere) si sviluppino a partire dall’analisi delle modificazioni dell’espressione genica di scalpo e follicoli, esposomi- e microbiota-indotte, per identificarle come nuovo target terapeutico per lo sviluppo di attivi che, ripristinando la corretta espressione genica, mantengano lo stato di benessere o correggano quello patologico.
Le caratteristiche biologiche del cuoio capelluto, che lo rendono un’entità specifica rispetto alla cute e che si modificano nelle diverse fasi della vita, rendono necessario che la scelta o il suggerimento del prodotto per l’igiene sia fatta con la massima attenzione e consapevolezza possibili, perché lo shampoo, associato ad una sua adeguata frequenza, è il punto di partenza fondamentale per mantenere il benessere del cuoio capelluto e dei capelli.

 Anna Trink
dermatologa, Udine