Le ipocromie o ipopigmentazioni si caratterizzano per una modificazione, localizzata o diffusa, del colore della cute che appare più chiara rispetto alla cute circostante.
Si tratta di problematiche piuttosto diffuse nella popolazione generale che giungono all’osservazione del dermatologo più spesso per ragioni estetiche ancora prima che mediche.
Tra le manifestazioni più frequenti ricordiamo la vitiligine, patologia autoimmune che spesso compare nella prima infanzia, il nevo acromico, area localizzata di ipomelanosi che a differenza della vitiligine si presenta con un colorito bianco spento, la pitiriasi alba, manifestazione della secchezza cutanea nei bambini affetti da dermatite atopica, caratterizzata dalla presenza di chiazze ipocromiche sfumate.
Spesso tali lesioni sono confuse con la pitiriasi versicolor, patologia legata alla proliferazione sulla cute del lievito Malassezia furfur che si manifesta con chiazze ipocromiche asintomatiche generalmente localizzate al tronco.
Una manifestazione di ipocromia che si presenta spesso nelle donne alle gambe è l’ipopigmentazione guttata idiopatica, piccole chiazzette ipocromiche a coriandolo la cui causa rimane tuttora non chiarita, forse indotta da esposizioni solari eccessive.
Sono inoltre da ricordare le varie forme di ipopigmentazioni secondarie che compaiono generalmente come risultato di precedenti manifestazioni infiammatorie della pelle ( eczema, psoriasi, punture d’insetto, ecc.) o come esito di terapie a scopo estetico come i trattamenti laser.
Una volta che la diagnosi è posta dal dermatologo vi sono una serie di possibili opzioni terapeutiche. Per alcune di queste problematiche ( in particolare la vitiligine e le ipopigmentazioni postinfiammatorie ) possono essere impiegate la tiroxina, la melagenina, il calcipotriolo, la pseudocatalasi e la kellina,  per uso topico o sistemico, eventualmente in combinazione con luce solare  o con sorgenti di luce artificiale.
La pitiriasi versicolor, invece, verrà curata con terapie antimicotiche, sempre locali o sistemiche, a seconda della gravità e diffusione della patologia.

Adriana Ciuffreda
Dermatologa, Milano