La Sidep (Società Italiana di Psicodermatologia), propone ogni anno un Congresso giunto nel 2020 alla sua XXIII edizione. Nella cornice suggestiva del Porto Antico di Genova gli esperti e il pubblico discutono coniugando lo studio della clinica dermatologica con gli aspetti emotivi e affettivi della pratica medica, senza perdere di vista la ricerca e le numerose implicazioni che neuroscienze e immunologia indagano come chiave di lettura del complesso rapporto mente-corpo.
La pelle dal punto di vista delle relazioni che intreccia con l’eros e la psiche rappresenta un triangolo tanto scontato quanto scotomizzato dall’orizzonte culturale del dermatologo, che non si sente autorizzato né attrezzato a entrare in una sfera così intima della vita affettiva del paziente.
Nel sempre più attivo scambio tra professionisti il dermatologo preferirebbe curare la patologia e inviare il paziente al sessuologo o allo psico-sessuologo per gli aspetti comportamentali e affettivi legati alla malattia. Ma chi è il sessuologo? E’ uno psicologo? Un medico? Si muove di più nel campo della medicina o in quello della psicologia? Sappiamo che da un punto di vista legislativo e formativo è ancora una figura in via di definizione e non sempre l’invio è agevole, pochi i medici formati, difficile convincere il paziente dell’opportunità di questa consulenza.
La dermatologia, storicamente è senza dubbio la prima specialità medica che si è occupata di sessuologia, le Cliniche Dermatologiche nacquero nella seconda metà dell’800 come cliniche dermosifilopatiche e la stretta contiguità della pelle con le malattie veneree fece di questa specialità una cenerentola per molti decenni. La scelta di fare il dermatologo era spesso una seconda prospettiva per molti giovani medici che vedevano nella clientela del professionista un’umanità peccaminosa, negletta, reietta, infetta, lasciva, molesta.
Il dermatologo senza averne piena coscienza è spesso un professionista che entra nella vita intima del paziente non solo perché convocato a curare le malattie sessualmente trasmesse, ma anche perché consultato per le malattie dove il timore del contagio diventa preminente. Inoltre le patologie dermatologiche avendo talora una localizzazione ai genitali possono generare sentimenti di vergogna e colpa e anche quando non colpiscono le zone genitali sono spesso accompagnate da racconti che nel breve colloquio anamnestico toccano aspetti della vita relazionale e sessuale del paziente.
La pelle è un complesso organo di relazione dove si situano i rapporti più intimi e coinvolgenti, si esprimono il desiderio, l’amore, la tenerezza, ma anche l’aggressività, l’odio, l’indifferenza.
Nelle relazioni primarie cute e mucose sono intensamente sollecitate e fondano la base e il modello della futura sessualità adulta. Didier Anzieu nel libro l’IO pelle afferma:” La pelle del bambino è oggetto dell’investimento libidico della madre. Il nutrimento e le cure si accompagnano a contatti pelle a pelle, generalmente gradevoli, che preparano all’autoerotismo e renderanno i piaceri della pelle come sfondo abituale ai piaceri sessuali”.
E ancora Anzieu sostiene che: “L’Io pelle svolge la funzione di superficie di sostegno dell’eccitazione sessuale, superficie sulla quale, in caso di sviluppo normale, si possono localizzare le zone erogene, riconoscere la differenza tra i sessi, desiderare la loro complementarietà”.
Le relazioni di prossimità che si realizzano nella vita infantile fondano le basi della sessualità adulta in tutti i primati. Harry Harley nei suoi noti esperimenti risalenti agli anni ’50, dimostra che il piccolo di macaco deprivato del contatto pelo a pelo materno e gruppale che normalmente si realizza durante l’attività di spidocchiamento, svilupperà nell’età adulta una sessualità disorganizzata. Se l’adulto deprivato in età infantile è un maschio resterà passivo rispetto alla disponibilità di accoppiamento della femmina, se viceversa è una femmina, di fronte alle intraprendenze del maschio fuggirà scambiandole per un’aggressione.
Cute e mucose sono precocemente interessate dalle attività di autoerotismo che caratterizzano le fasi orale, anale e genitale della sessualità pre-edipica, descritta da Freud nei tre saggi sulla teoria sessuale. La suzione del pollice, la più antica tra le attività che procurano piacere al neonato, si realizza già nella vita intrauterina, in seguito permette al bambino di consolidare le sensazioni rassicuranti dell’allattamento al seno e poi il piacere di mordere, masticare e sputare. Nella successiva fase anale-uretrale il bambino si confronta con il piacere di espellere e trattenere attraverso il binomio voluttà-dolore che, con gradi diversi di intensità accompagnerà la vita erotica anche dell’adulto. In seguito la scoperta della zona genitale, risvegliata anche dalle operazioni di igiene e pulizia realizzate dai caregiver, dal contatto caldo e umido con il materiale corporeo prodotto e espulso dal bambino, completerà il percorso di conoscenza ed esplorazione del piacere autoerotico e relazionale del piccolo d’uomo. Sulla pelle si realizzano le relazioni più intime e significative della vita umana, ma si esprimono anche i divieti, i limiti, i confini di ciò che è lecito e ciò che non lo è. Ancora Anzieu ci dice che “… il tatto è fondante solo a condizione di venir proibito al momento necessario” e aggiunge “… il divieto di toccare rende possibile la proibizione edipica che vieta l’incesto e il parricidio, trasferisce sul piano psichico quanto è stato realizzato con la nascita biologica, impone all’essere vivente, sulla via di diventare un individuo, un’esistenza separata, vieta il ritorno a seno materno”.
Il tema dell’eros in dermatologia propone anche una riflessione sui 2 ambiti opposti in cui si confronta la medicina: le pulsioni di vita e le pulsioni di morte che si declinano nelle promettenti possibilità di cura e guarigione proposte dalla clinica e dalla ricerca e all’opposto nelle difficoltà, nei limiti, nelle frustrazioni che pone la biologia dell’uomo.
Una riflessione sull’eros nella contemporaneità vede la pelle coinvolta come oggetto parziale a sostegno dell’eccitazione sessuale in alcune parafilie o comportamenti parafilici, dove il binomio piacere-dolore si esprime con evidente esibizione. Tali comportamenti che vanno dal masochismo sessuale alla stigmatofilia alle diverse espressioni del self harm ( cutting, burning, tatuaggi e piercing estremi), trovano sulla pelle, nel binomio piacere-dolore, anche una prossimità anatomica e funzionale, in quanto gli stessi recettori sensoriali deposti alla recezione del dolore possono evocare piacere a seconda della qualità e dell’entità dello stimolo.
Infine alcune riflessioni sull’eros nella relazione medico-paziente. In dermatologia a differenza di quanto accade in una terapia analitica o in una psicoterapia il rapporto medico- paziente non è mai così intenso e continuativo da generare sentimenti quali amore, attrazione, desiderio, non si realizza quel tipo particolare di relazione medico-paziente che va sotto il nome di tranfert amoroso , nucleo caldo e complesso della relazione psicoanalitica che può portare a sviluppi trasformativi o catastrofici della cura. Nella relazione medico-paziente gli aspetti erotici , quando sono subliminali possono prendere la direzione della persecutorietà e dello stalking. Questa evenienza, più frequente nei pazienti in carico allo psichiatra o allo psicoterapeuta, può tuttavia realizzarsi con qualsiasi medico, anche con il dermatologo e pone il problema della gestione del malato che ha anche un disturbo psicotico o di personalità. Ancora sul fronte opposto all’amore, odio e violenza nelle istituzioni sanitarie stanno diventando un’emergenza con cui il professionista si deve confrontare continuamente. Il Ministero della salute considera la violenza nelle istituzioni come un evento sentinella, rilevatore di carenze culturali, organizzative e gestionali che va sempre segnalato dalla vittima al fine di identificare fattori di rischio e implementare azioni preventive.
Ancora la psicoanalisi ci aiuta a comprendere perché violenza e odio sono azioni e sentimenti così dilaganti nella nostra società anche dove l’autorevolezza dell’istituzione sanitaria dovrebbe costituire un freno ai comportamenti lesivi. La psicoanalisi moderna ci spiega che la problematicità del processo di sviluppo nel rapporto con l’altro non è costituita solo dalla cosiddetta libido ma anche e soprattutto dalle vicissitudini dell’aggressività. Laddove colludono carenze culturali e istitituzionali emerge la straripante rabbia sociale che vede nella collettività e nel singolo la fragilità di un Io narciso e prepotente.

Mariella Fassino
Dermatologa, Torino