Il Dipartimento di Epidemiologia della regione Lazio, per il quale lavoro, ha riferito in questi anni di pandemia una nota del responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù relativa alla preoccupazione per un fenomeno recente e drammatico, che si è registrato nel quadro degli accessi avvenuti al pronto soccorso: l’arrivo di adolescenti al Dipartimento di emergenza per tentativi di suicidio. Un fenomeno che si è presentato in tale periodo con una costanza e una frequenza che l’ospedale non aveva conosciuto in precedenza.
Personalmente, ho ascoltato spesso le frasi cariche di rabbia e insofferenza di mio figlio ventiquattrenne, universitario, e quelle depresse e demotivate del mio altro figlio trentenne, per via di ciò che ha rappresentato la protrazione a oltranza delle misure di distanziamento sociale; misure che sono state volte a proteggere prevalentemente i più anziani, ma che hanno colpito pesantemente, nel quotidiano, soprattutto la vita dei più giovani, i quali , molto più di noi adulti o molto adulti, avrebbero dovuto vivere di relazioni, di scambio, di contatti, di “serate” e feste, di socialità in gruppi allargati. Ma anche della dimensione arricchente e motivante delle lezioni in presenza, del confronto con i professori ed i compagni, della vita sociale scolastica e universitaria. I giovani, e gli adolescenti in particolare, ripongono gran parte del loro senso di identità nel potersi rispecchiare negli altri, nell’osservare ed essere osservati. Il mio terzo figlio, lavorando nel sociale, mi ha raccontato l’effetto drammatico, in termini di depressione e difficoltà nelle relazioni familiari, che queste misure hanno avuto soprattutto nei ragazzi delle fasce sociali più disagiate.
Sono fenomeni sporadici frutto solo della mia personale osservazione o il disagio giovanile è un fenomeno diffuso e preoccupante?
Sono un medico epidemiologo e ho partecipato alla stesura di una revisione sistematica della letteratura internazionale, sull’effetto della chiusura delle scuole e delle misure di distanziamento sociale sulla salute fisica e mentale dei bambini e degli adolescenti (Saulle R, Minozzi S, Amato L, Davoli M. Impatto del distanziamento sociale per covid-19 sulla salute fisica dei giovani: una revisione sistematica della letteratura [Impact of social distancing for covid-19 on youths’ physical health: a systematic review of the literature.]. Prog Med 2021;112:347-359). Abbiamo individuato e sintetizzato i risultati di 72 lavori pubblicati fino al 1° settembre 2020. La maggior parte degli studi sono stati condotti in Italia, nel Regno Unito, negli Sati Uniti, ma non mancano studi condotti in paesi in via di sviluppo. Circa la metà dei lavori riguarda l’impatto sulla salute fisica, mentre l’altra metà analizza variabili come l’ansia, la depressione, lo stress, i tentativi di suicidio. L’impatto della prolungata chiusure delle scuole e delle misure di lock down ha avuto effetti per così dire misti sulla salute fisica: alcuni positivi, come la drastica riduzione degli accessi al pronto soccorso e delle ospedalizzazioni, riduzione dovuta in gran parte al forte calo delle malattie infettive respiratorie, e altri negativi, come il ritardo nell’accesso alle strutture sanitarie per patologie gravi, come il diabete di tipo 1, la sepsi o le neoplasie maligne, e un’importante riduzione nella percentuale di bambini sottoposti alle vaccinazioni obbligatorie. L’impatto sulla salute mentale, viceversa, è stato invariabilmente negativo: tutti gli studi trasversali o longitudinali riportano percentuali tra il 18 e il 60% di bambini e adolescenti con punteggi medi al di sopra dei valori soglia delle scale di valutazione delle variabili relative alla salute mentale; nei bambini più piccoli sono più frequenti alterazioni delle condizioni emotive, disturbi del sonno, iperattività, difficoltà di concentrazione, mentre negli adolescenti prevale l’ansia e la depressione. I dati di prevalenza risultano essere decisamente superiori rispetto a quelli raccolti prima della pandemia e più severi laddove le misure di isolamento sono state più strette. Due studi condotti nel Regno Unito e in Giappone hanno individuato un aumento moderato dei casi di suicidio negli adolescenti, mentre gli accessi al pronto soccorso per autolesionismo o problemi psichiatrici sembrano essere diminuiti. Tre studi condotti negli Stati Uniti e nel Regno Unito hanno evidenziato un calo del 27% – 39% nelle segnalazioni di abuso e violenza sui minori, calo attribuibile verosimilmente alla prolungata chiusura delle scuole, che costituiscono la principale fonte di individuazione e segnalazione dei casi di maltrattamento dei minori nelle famiglie.
Fortunatamente le scuole hanno riaperto e si spera che i ragazzi possano completare l’anno scolastico frequentando insieme ai loro compagni. Se da un lato le misure di distanziamento sociale hanno costituito un intervento di importanza fondamentale per il contenimento della pandemia e la conseguente riduzione degli accessi alle terapie intensive e della mortalità, resta l’impressione, però, che la scelta dei nostri governanti su quale categoria o gruppo di soggetti penalizzare sia stata in certi casi arbitraria (per esempio i parrucchieri aperti e gli estetisti chiusi, i cinema e i teatri chiusi, ma le messe consentite) e in altri casi non preceduta da un’attenta analisi costi/benefici in termini di rapporto fra stima di numero di contagi evitati e impatto negativo della misura restrittiva sulle variabili economiche e sociali o su altri indici di salute.

Silvia Minozzi
Medico Epidemiologo, Regione Lazio