Sì all’estetica, ma non al narcisismo

L’estetica è certamente una delle componenti essenziali della cultura dermatologica, e la sua conoscenza ed applicazione pratica costituiscono sempre più un prezioso patrimonio ed un terreno di sviluppo professionale, specie per le giovani generazioni alla ricerca di realizzazione nel mondo del lavoro. Partendo da queste semplici considerazioni, oltre a quelle ben più importanti dell’estetica come essenziale espressione dell’Io, il Dermatologo dovrebbe essere considerato il primo studioso e il più qualificato operatore per tutto ciò che concerne questa complessa tematica.
D’altro canto, in un’epoca in cui l’apparire risulta spesso più importante dell’essere, ovviamente la richiesta del mercato appare in continuo ed inarrestabile aumento con rilevanti implicazioni, soprattutto di carattere socio-economico.L’importanza e la quasi indispensabilità delle pratiche estetiche nella società moderna è ormai da tutti riconosciuta. Infatti, dal punto di vista comportamentale, si rileva una costante attenzione al sembiante e ancor più all’Io estetico, quale patrimonio molto facilmente vulnerabile e deperibile.
Ma, come ci ricorda Carmine Catenacci, docente dell’Università di Chieti- Pescara, «bellezza ed etica appaiono complementari, quasi l’una necessaria all’altra». In effetti l’estetica è quel settore della filosofia che si occupa della conoscenza del bello naturale e artistico, ovvero del giudizio morale e spirituale. Perciò l’estetica contempla già nella sua stessa natura anche una un’essenziale valenza etica. Già nell’antica Grecia valore fondamentale era considerato il καλὸς καὶ ἀγαθός, ovvero il bello e il buono, quali indici per il raggiungimento della perfezione fisica e morale.
Ed è proprio questa componente etica che qui vorremmo condividere, quale auspicabile limite a quei provvedimenti estetici che non sempre appaiono equilibrati ed opportuni.Nella prassi quotidiana è naturale e proficua una costante cura del corpo e della cute con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita in un contesto globale di salute psicosomatica, ovvero di un benessere completo secondo quanto giustamente indicato dall’OMS.
Purtroppo però tra questo auspicabile obiettivo e lo sconfinamento nel cosiddetto narcisismo, il passo appare spesso assai breve.
Il narcisismo viene definito come un atteggiamento psicologico polarizzato e autoreferenziale, per cui l’attenzione è rivolta quasi esclusivamente a sé stessi, in una contemplazione e compiacimento eccessivi, trascurando o persino disprezzando gli altri.
Tale comportamento può rappresentare persino uno stato patologico, secondo quanto efficacemente definito da Sigmund Freud «una sproporzionata esigenza di attenzione ed affermazione di sé stessi».
Come è a tutti noto, il giovane cacciatore Narciso, figlio della ninfa Liriope e del fiume Cefiso, vanitoso e superbo, aveva sdegnato l’amore della ninfa Eco e perciò era stato punito dalla dea Nemesi che lo fece innamorare della sua stessa immagine riflessa nell’acqua, portandolo così alla follia.
Questa figura mitologica, meravigliosamente descritta da Ovidio nelle sue Metamorfosi, ha sempre affascinato la creatività degli artisti, uno per tutti Michelangelo Merisi da Caravaggio. Ed ancora oggi rappresenta per tutti un’immagine metaforica molto efficace della contemporaneità, nella quale un Io egoistico ed esclusivo tende ad invadere le diverse espressioni dell’informazione (giornali, tv, web, etc.), a condizionare la società, modificandone le abitudini quotidiane.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito ad una vera e propria epidemia narcisistica, foriera dei peggiori errori comportamentali compulsivi nelle più diverse aree della cura di sé. Abbigliamenti inopportuni, cosmesi eccessive, plastiche dannose, disturbi alimentari, anoressia, bulimia, obesità etc., appaiono infatti sempre più diffusi. L’esigenza estetica, ormai assordante e parossistica, contribuisce ad un individualismo esasperato e fanatico, incurante delle persone e dei problemi che le circondano. I cosiddetti prigionieri dello specchio infatti facilmente sconfinano in una super-autostima attraverso meccanismi autopromozionali, in balia di suggestioni e mode suggerite da personaggi in voga, nel loro ruolo di status symbol. Così l’eccessiva preoccupazione e la ricerca affannosa di un irraggiungibile traguardo estetico costantemente enfatizzato ed amplificato dai mass media, riescono ad alterare la serenità e la psiche dei soggetti più fragili e predisposti.L’attenzione troppo polarizzata e limitata all’estetica, che pur dovrebbe migliorare il nostro apparire, limita invece ed altera le relazioni con gli altri che vengono in tal modo percepiti come diversi o addirittura come nemici da contrastare, come purtroppo quotidianamente anche la cronaca ci riferisce. Questo narcisismo sottrae preziose energie al dialogo, provocando un ripiegamento su se stessi e di conseguenza un consumistico investimento sugli oggetti più che sulle persone. In tal modo soprattutto le nuove generazioni rischiano di diventare autogratificate e autoreferenziali, quasi incapaci di aprirsi e confrontarsi con gli altri, e talvolta vittime di imprevedibili e pericolosi comportamenti antisociali.In conclusione, quale antidoto a questa folle deriva narcisistica, una sana ed equilibrata attenzione all’estetica e alla cura di sé, resta un valore fondamentale ed auspicabile per la conservazione delle straordinarie peculiarità individuali, come pure per la promozione di un ottimale rapporto con la natura, la cultura e la società.

 

Luigi Valenzano
Dermatologo, Roma
e Giulia Cosi