Se ci si mette a nudo….

La cellulite, definita anche panniculopatia edemato-fibro-sclerotica (PEFS), panniculosi o lipodistrofia ginoide (GLD), è una condizione tipica del sesso femminile che nella forma clinica più comune è caratterizzata dal cosiddetto aspetto a “buccia d’arancia” o a “materasso” della cute.

Tale processo consegue ad una serie di modificazioni del tessuto connettivo cutaneo e sottocutaneo in cui l’ipertrofia degli adipociti, la ritenzione idrica e la stasi di liquido negli spazi intercellulari sembrano rappresentare  il “primum movens”.

Tra i vari fattori etiopatogenetici predisponenti vanno principalmente annoverati il sesso, la razza, la predisposizione familiare, le modificazioni ormonali, la gravidanza e l’assunzione di alcuni farmaci (estroprogestinici, antistaminici, antitiroidei, beta-bloccanti). Fattori aggravanti possono essere rappresentati da abitudini personali da correlare alla cattiva alimentazione (eccessiva assunzione di sali, zuccheri e/o alcool, insufficiente apporto di fibre o acqua), all’aumento ponderale o al dimagrimento eccessivamente rapido, alla stipsi, alla sedentarietà, all’uso di indumenti troppo stretti ed aderenti ed infine allo stress ed al tabagismo.

La cellulite, da un punto di vista istopatologico, si suole suddividere in quattro stadi contraddistinti da una progressiva involuzione del tessuto connettivo a cui corrispondono caratteristici aspetti clinici.

Il primo stadio (cellulite edematosa) è quello precoce e reversibile in cui predomina la stasi capillaro-venulare ed il  ristagno dei liquidi. In tale fase la cellulite si avverte unicamente al tatto e vi si possono associare segni di affaticamento venoso o linfatico, quali gonfiore, pesantezza e formicolii agli arti inferiori.

Il secondo stadio (cellulite fibrosa) è caratterizzato dal danno cellulare e da un iniziale processo di fibrosi reattiva con formazione di piccoli noduli. In tale fase la cellulite è visibile e la pelle assume il cosiddetto aspetto a “buccia d’arancia” con segni più marcati di insufficienza venosa.

Il terzo stadio (cellulite sclerotica) è contraddistinto dalla presenza di micronoduli e da un evidente processo fibrosclerotico. L’aspetto “a buccia d’arancia” della pelle risulta maggiormente marcato con evidente stato xerotico per sofferenza tissutale da diminuzione del processo di ossigenazione.

Il quarto stadio (cellulite sclerotica) è il risultato finale della degenerazione del tessuto connettivo sottocutaneo. La pelle presenta avvallamenti e gonfiori (micro e macronoduli) molto evidenti che le conferiscono il tipico aspetto “a materasso”.

In base alla consistenza cutanea la cellulite può essere, inoltre, distinta in: compatta, flaccida molle ed edematosa. La cellulite compatta colpisce individui in buone condizioni fisiche e con muscolatura tonica. Si manifesta generalmente in corrispondenza di ginocchia, cosce e glutei, non si modifica in rapporto alla posizione del soggetto, non è dolorosa ed all’atto del sollevamento delle pliche cutanee il tessuto risulta aderente ai piani sottostanti. La forma flaccida è tipicamente riscontrabile in soggetti di mezza età con tessuti ipotonici, oppure in individui che variano di peso in modo poco equilibrato. Il passaggio dalla posizione distesa a quella eretta evidenzia la fluttuazione della cute affetta, causata dall’eccessiva imbibizione dei tessuti, ed è particolarmente visibile durante la deambulazione.

Infine, la cellulite edematosa, che rappresenta la variante più grave e la meno frequente, si caratterizza per il notevole ristagno di liquidi evidenziabile mediante il segno della fovea (depressione della cute mediante digitopressione), osservabile anche dopo modesta pressione. Tale forma è molto dolente al tatto e spesso anche spontaneamente, si localizza preferenzialmente nella parte inferiore delle gambe, nei piedi e nelle caviglie, determinando le cosiddette “gambe a colonna”. Sulla base delle valutazioni etiopatogenetiche sovraesposte il corretto approccio terapeutico della cellulite dovrebbe essere principalmente volto a stimolare la lipolisi ed a migliorare la condizione del microcircolo e pertanto a correggere quelli che rappresentano le principali cause della sua insorgenza.

Aurora Tedeschi, Federica Dall’Oglio
Dermatologhe, Catania