Tra le modificazioni a breve termine legate alle cure chemioterapiche l’invecchiamento cutaneo rappresenta uno degli aspetti più inquietanti. Infatti la chemioterapia contrasta la patologia tumorale ma spesso non salvaguarda organi e cellule sane, determinando a livello della cute una accelerazione del fisiologico processo di invecchiamento, e provoca soprattutto nei pazienti di sesso femminile, un serio disagio legato alle modifiche estetiche della propria immagine. Pertanto i dermatologi sono chiamati a collaborare con gli oncologi nella gestione dei pazienti in trattamento antineoplastico per assicurare loro un pieno benessere psicofisico. I bersagli dei farmaci antineoplastici a livello cutaneo sono rappresentati nell’epidermide dall’attività mitotica dei cheratinociti e nel derma dai fibroblasti, dalle fibre collagene e dalla sostanza amorfa. A livello annessiale risultano coinvolte la regolazione delle ghiandole sudoripare e sebacee nonché il trofismo del pelo. E’ ormai ampiamente documentato come i chemioterapici determinino una diminuzione rapida e importante dello spessore dell’epidermide e dell’attività mitotica dei cheratinociti con appiattimento della giunzione dermo-epidermica. I cheratinociti perdono la loro forma, la loro mobilità, la loro coesione e la loro capacità di divisione, per cui il turn-over epidermico risulta rallentato. Il derma reticolare va incontro a una riduzione del proprio spessore e a diminuzione della vascolarizzazione. Il derma papillare è caratterizzato da alterazioni della matrice con riduzione di collagene, fibre elastiche, GAG e acqua. La capacità di recupero dopo stimolo pressorio è diminuita ( cute lassa). Le cellule pigmentarie aumentano di numero, si ha inibizione della sintesi melanocitaria e sintesi anarchica di melanina. Tra gli annessi il numero e la funzionalità delle ghiandole sudoripare e sebacee si riducono con aumento della secchezza cutanea, dilatazione dei pori e comparsa di lesioni cutanee papulose. I follicoli velli tendono a trasformarsi in follicoli terminali. Gli effetti dell’’invecchiamento iatrogeno sommati a quelli cronologici determinano la comparsa delle rughe. Le specifiche alterazioni cliniche ed istologiche determinate dai chemioterapici sono causate da alcuni eventi molecolari che entrano in gioco anche nei comuni processi di invecchiamento cronologico e fotoindotto. In particolare sottolineiamo il ruolo svolto dai danni del DNA e lo stress ossidativo legato alla produzione di specie reattive dell’ossigeno ( ROS). Diversi studi hanno dimostrato come i fibroblasti di pazienti in chemioterapia, dopo apposita colorazione, mostrino una maggiore quantità di ROS rispetto ai controlli. Inoltre, in queste cellule anche la quantità e l’attività della proteina HA-Ras sono aumentate. Ne consegue un incremento dei gravi danni al DNA determinati dall’azione dei ROS per effetto dei chemioterapici. E’ ormai noto che la maggior parte dei sistemi naturali antiaging risulta meno efficiente in corso di condizioni ‘stressanti’: l’assunzione di terapie antineoplastiche rappresenta una delle condizioni favorenti l’abbassamento delle difese fisiologiche dei tessuti nei confronti dell’invecchiamento. Uno studio condotto su un campione di donne in trattamento con antineoplastici ha dimostrato che la loro assunzione, in media effettuata verso i 50.3 anni di vita, incrementa i processi fisiologici di senescenza cutanea, con riduzione della produzione di antiossidanti endogeni e del sebo, nonché con alterazioni dei principali lipidi di membrana. Tali processi si sommano al naturale foto-cronoinvecchiamento con accentuazione delle rughe e disidratazione cutanea. Risulta pertanto fondamentale la prevenzione dei danni estetici che, accompagnandosi all’uso degli antineoplastici, non fanno che peggiorare la qualità di vita delle pazienti in trattamento.
In un’inchiesta dell’Associazione Donne Dermatologhe Italia condotta su 150 donne in chemioterapia è emerso che circa il 90% delle donne intervistate non era a conoscenza della possibilità di prevenire i danni cutanei da chemioterapici. Il 53.4% delle pazienti riferiva secchezza cutanea, il 28.2 % la comparsa di macchie ipercromiche, il 18.4 % aumento della sensibilità della pelle.L’utilizzo di cosmetici antiaging veniva riscontrato nel 31.7% del campione analizzato, ma l’85% delle pazienti avrebbe certamente utilizzato una profilassi antinvecchiamento se ne avesse avuto indicazione da parte del dermatologo, ritenuto la figura professionale più indicata a gestire tale effetto collaterale da circa il 40% delle intervistate. Attualmente sono disponibili molteplici presidi terapeutici a base di sostanze antiossidanti come vitamina C, vitamina E, polifenoli, ubichinone, antocianine, associabili a trattamenti cheratoplastici a base di alfa e beta idrossiacidi, acido retinoico e a fitoestratti cosmetici hormon-like, i quali possono essere utilizzati allo scopo di antagonizzare i danni cutanei da chemioterapia. In tal modo è possibile un approccio multispecialistico nel trattamento delle patologie oncologiche che consente non solo di curare la malattia di base, ma anche di assicurare alle pazienti una riduzione dei possibili disagi estetici, al fine di migliorarne il benessere psicofisico.

G.Fabbrocini, P.Vitiello, C.Capasso
Dermatologhe, Napoli